Cassazione penale Sez. V sentenza n. 11893 del 12 marzo 2014

ECLI:IT:CASS:2014:11893PEN

Massima

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Il comportamento verbalmente aggressivo e minaccioso, anche se provocato da una presunta lesione del diritto alla riservatezza, non può essere considerato una reazione proporzionata e giustificata, configurando piuttosto il reato di ingiurie e minacce. La mancata presenza di un testimone oculare in un determinato momento non esclude la rilevanza delle concordi dichiarazioni delle persone offese, debitamente riscontrate da altri elementi probatori, ai fini della formulazione di un giudizio di colpevolezza. Il ritardo nella presentazione della querela non è elemento idoneo a escludere la rilevanza penale della condotta, atteso che l'idoneità della minaccia a incutere timore non dipende dalla tempistica della denuncia. Pertanto, il ricorso fondato su tali argomentazioni deve essere dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, in ragione dei motivi dedotti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MARASCA Gennaro - Presidente

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - rel. Consigliere

Dott. LIGNOLA Ferdinando - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza emessa il 18/06/2012 dal Tribunale di Salerno;

visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. Paolo Micheli;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott.ssa Cesqui Elisabetta, che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

Il difensore di (OMISSIS) ricorre avverso la p…

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