La custodia cautelare in carcere è la misura cautelare applicabile per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, salvo che non siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure meno afflittive. La presunzione relativa di sussistenza delle esigenze cautelari e di adeguatezza della custodia cautelare in carcere, prevista per tali reati, è prevalente rispetto alla disciplina generale, sicché, in presenza di gravi indizi di colpevolezza, spetta all'indagato fornire la prova contraria circa l'insussistenza di concreti e attuali pericoli di fuga o di reiterazione del reato, nonché l'idoneità di misure meno afflittive a soddisfare le esigenze cautelari. La valutazione del giudice deve pertanto incentrarsi sull'esame delle specifiche circostanze del caso, senza poter prescindere dalla presunzione relativa di legge, la quale non può essere superata in assenza di elementi concreti e individualizzanti idonei a dimostrare l'insussistenza o la minore intensità delle esigenze cautelari. Il carattere assoluto della presunzione, che implica una indiscriminata e totale negazione di rilievo al principio del "minore sacrificio necessario", risulta invece costituzionalmente illegittimo.