Il proprietario di un'unità immobiliare in condominio può eseguire, senza necessità di preventiva autorizzazione dell'assemblea condominiale, opere di modifica su parti comuni dell'edificio, purché tali opere siano strettamente pertinenti alla sua unità immobiliare, sotto i profili funzionale e spaziale, e non determinino una deminutio dell'uso comune. Ciò in virtù del combinato disposto degli artt. 1102, 1105 e 1122 c.c., che riconoscono al condomino la facoltà di servirsi delle cose comuni, nel rispetto del principio del concorso di tutti i condomini alla cosa comune e del divieto di realizzare opere che danneggino le cose comuni. Tale facoltà permane anche qualora le opere realizzate presentino difformità rispetto a quanto originariamente autorizzato, purché non pregiudichino la funzione di copertura propria del tetto né impediscano l'esercizio da parte degli altri condomini dei propri diritti sulla cosa comune. In tali ipotesi, l'assenso dell'assemblea condominiale non è necessario, in quanto le opere in questione costituiscono una mera modifica e non un'innovazione della cosa comune ai sensi degli artt. 1120 e 1136 c.c.