Il silenzio serbato dall'amministrazione comunale sulla domanda di condono edilizio presentata dal privato è illegittimo qualora non sia stato concluso entro il termine di legge, salvo che il privato non abbia ulteriormente sollecitato l'amministrazione a provvedere, in quanto in tal caso l'azione per l'accertamento dell'obbligo di provvedere è inammissibile se proposta oltre un anno dalla scadenza del termine di conclusione del procedimento. Diversamente, il silenzio serbato dall'amministrazione sulla domanda di permesso di costruire in sanatoria diviene improcedibile qualora l'amministrazione abbia adottato un provvedimento espresso successivamente alla proposizione del ricorso, senza che il privato abbia chiesto la concessione di un termine per proporre motivi aggiunti ai sensi dell'art. 117, comma 5, del codice del processo amministrativo. La richiesta di determinare l'esatto importo degli oneri concessori dovuti è inammissibile nel giudizio avverso il silenzio, dovendo essere proposta con il rito ordinario, mentre la domanda di risarcimento dei danni è infondata per mancanza di idoneo supporto probatorio. Sussistono, infine, giusti motivi per disporre la compensazione delle spese di giudizio in ragione della complessità della normativa applicabile e delle questioni interpretative poste.