Il Governo, nell'esercizio dei poteri conferiti dalla legge per il contenimento dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, può adottare misure restrittive temporanee di alcuni diritti e libertà costituzionalmente garantiti, come la libertà di circolazione, di riunione e di iniziativa economica, purché tali misure siano proporzionate, ragionevoli e finalizzate alla tutela preminente del diritto fondamentale alla salute pubblica, in applicazione degli articoli 32 e 2 della Costituzione. Tali misure, adottate sulla base di valutazioni tecniche di organismi scientifici, non possono essere sindacate dal giudice amministrativo se non in caso di manifesta irragionevolezza, illogicità o difetto di proporzionalità. Il Governo può esercitare tale potere emergenziale mediante decreti-legge e conseguenti decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, in quanto strumenti normativi idonei a fornire una risposta pronta ed adeguata alla situazione di emergenza sanitaria, nel rispetto dei limiti costituzionali. Le eventuali conseguenze dannose per i privati derivanti dall'applicazione di tali misure restrittive non configurano un illecito risarcibile, in quanto l'attività amministrativa è stata legittimamente esercitata nell'interesse preminente della tutela della salute pubblica, con la previsione di adeguati ristori per le categorie economiche maggiormente colpite.