Cassazione penale Sez. V sentenza n. 11921 del 26 marzo 2010

ECLI:IT:CASS:2010:11921PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'esercizio abusivo della professione forense, consistente nell'aver svolto attività di difesa di una parte lesa in un procedimento penale, pur non essendo abilitato all'esercizio della professione di avvocato, integra il reato di esercizio abusivo della professione di cui all'art. 348 c.p., anche qualora l'imputato abbia percepito una somma di denaro dalla persona assistita, in quanto tale condotta realizza gli elementi costitutivi della truffa aggravata ai sensi dell'art. 640, comma 2, n. 1 c.p. Ciò in quanto l'imputato, pur non essendo legittimato all'esercizio della professione forense, ha indotto la persona offesa a ritenerlo un avvocato abilitato, inducendola così a conferirgli un incarico e a versargli una somma di denaro. Il semplice fatto che l'imputato abbia successivamente restituito tale somma non vale ad escludere la sussistenza del dolo del reato di truffa, atteso che l'ingiusto profitto si realizza nel momento in cui l'agente consegue il denaro, a prescindere dalla successiva restituzione. Inoltre, il comportamento collaborativo tenuto dall'imputato in sede penale, pur potendo essere valutato ai fini della concessione delle circostanze attenuanti generiche, non è sufficiente a integrare la circostanza attenuante del risarcimento del danno o del ravvedimento operoso di cui all'art. 62, comma 1, n. 6 c.p., in quanto il danno derivante dalla condotta illecita non risulta effettivamente ed integralmente eliminato. Infine, la condanna al risarcimento del danno in favore della parte civile è pienamente legittima, anche qualora il giudice abbia assolto l'imputato da un capo di imputazione per insussistenza del fatto, in quanto il risarcimento del danno è autonomo rispetto all'accertamento della responsabilità penale e può essere disposto anche in assenza di una pronuncia di condanna.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMBROSINI Giangiulio Presidente del 27/01/2 -

Dott. SANDRELLI ((omissis)) SENTE -

Dott. DE BERARDINIS Silvana rel. Consigliere N. -

Dott. PALLA ((omissis)) REGISTRO GENER -

Dott. BRUNO ((omissis)) N. 11682/2 -

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) RI. MA. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 532/2007 CORTE APPELLO di CALTANISSETTA, del 16/12/2008;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 27/01/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. DE BERARDINIS Silvana;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. SALZANO Francesco che ha concluso per il rigetto del ricorso;

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