La convenzione urbanistica, in quanto accordo tra privato e amministrazione ai sensi dell'art. 11 della legge n. 241 del 1990, deve essere interpretata secondo i criteri ermeneutici di cui agli artt. 1362 e ss. c.c., privilegiando la ricerca della comune intenzione delle parti e non limitandosi al solo tenore letterale delle clausole. In particolare, l'interpretazione della convenzione deve avvenire in modo da non suscitare falsi affidamenti e non speculare su di essi, né contestare ragionevoli affidamenti ingenerati nella controparte, in ossequio al principio di buona fede oggettiva di cui all'art. 1366 c.c. Pertanto, laddove la convenzione preveda espressamente l'importo dovuto per gli oneri di urbanizzazione, tale importo non può essere disatteso in ragione di ulteriori riduzioni non espressamente contemplate, in quanto ciò contrasterebbe con la ratio complessiva dell'accordo e con l'affidamento ingenerato nella parte privata. L'amministrazione non può, quindi, unilateralmente modificare le previsioni convenzionali, essendo necessario il consenso delle parti o l'esperimento di una specifica azione volta all'eliminazione dell'eventuale errore nella dichiarazione negoziale.