Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 34083 del 1 dicembre 2020

ECLI:IT:CASS:2020:34083PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando della propria qualità e dei poteri inerenti alla funzione, induce indebitamente un privato a consegnargli somme di denaro prospettandogli il rischio di pesanti sanzioni amministrative e penali in conseguenza di presunte violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, commette il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità di cui all'art. 319-quater c.p. Tale condotta si differenzia dal reato di corruzione di cui all'art. 319 c.p. in quanto l'agente pubblico non si limita a ricevere la dazione indebita, ma esercita una pressione psicologica e una forma di prevaricazione nei confronti del privato, inducendolo a consegnargli il denaro per evitare o ridurre le conseguenze negative derivanti dalle contestazioni elevate. Perché si configuri il reato di induzione indebita è necessario che la condotta abusiva del pubblico ufficiale si sia concretamente estrinsecata in un atteggiamento idoneo a condizionare il privato all'adesione alla richiesta illecita, non essendo sufficiente la mera posizione di supremazia o la reiterazione delle visite ispettive, se non accompagnate da una richiesta-pretesa esplicita o implicita. Inoltre, il vantaggio perseguito dal privato con la dazione indebita deve essere valutato in concreto, senza basarsi su meri ragionamenti ipotetici. Infine, il fatto che l'iniziativa della dazione sia provenuta dal privato, anche per quanto riguarda il quantum, pur non escludendo la configurabilità dell'induzione indebita, può costituire un indice sintomatico della sussistenza del reato di corruzione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIDELBO Giorgio - Presidente

Dott. CAPOZZI Angelo - Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - rel. Consigliere

Dott. BASSI Alessandra - Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 22/02/2019 della Corte di appello di Bari;
visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Dott. Ersilia Calvanese;
udite le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. Gaeta Pietro, che ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile per rinuncia.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza in epigrafe indicata, la Corte di appello …

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