Il giudice, ai fini della configurabilità dell'aggravante della minorata difesa di cui all'art. 61, comma 1, n. 5, c.p., deve verificare: a) l'esistenza di una circostanza di tempo, di luogo o di persona in astratto idonea ad ingenerare una situazione di "ostacolo alla pubblica o privata difesa"; b) la produzione in concreto dell'effetto di "ostacolo alla pubblica o privata difesa" che ne sia effettivamente derivato; c) il fatto che l'agente ne abbia concretamente "profittato". Pertanto, nel caso di furto commesso ai danni di una persona la cui autovettura, ferma in coda per traffico intenso e con il finestrino aperto a causa del caldo, sia stata oggetto di sottrazione di beni dall'abitacolo, tali condizioni di tempo e luogo possono integrare l'aggravante della minorata difesa qualora, in concreto, si siano tradotte in una particolare situazione di vulnerabilità della vittima, di cui l'agente abbia approfittato. Il giudizio di bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti, implicando una valutazione discrezionale tipica del giudizio di merito, è sindacabile in sede di legittimità solo in caso di mero arbitrio o di ragionamento illogico, essendo sufficiente una motivazione che giustifichi l'adeguatezza della pena irrogata in concreto.