Cassazione penale Sez. V sentenza n. 30706 del 5 agosto 2021

ECLI:IT:CASS:2021:30706PEN

Massima

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La condotta di partecipazione ad associazione di tipo mafioso si sostanzia nello stabile inserimento dell'agente nella struttura organizzativa della associazione, tale inserimento dovendo dimostrarsi idoneo, per le caratteristiche assunte nel caso concreto, a dare luogo alla messa a disposizione del sodalizio stesso, per il perseguimento dei comuni fini criminosi. L'affiliazione rituale può costituire indizio grave della condotta di partecipazione al sodalizio, ove risulti, sulla base di consolidate e comprovate massime di esperienza alla luce degli elementi di contesto che ne comprovino la serietà ed effettività, l'espressione non di una mera manifestazione di volontà, bensì di un patto reciprocamente vincolante e produttivo di una offerta di contribuzione permanente tra affiliato ed associazione. La configurabilità dell'aggravante dell'essere l'associazione armata non richiede l'esatta individuazione delle armi, essendo sufficiente l'accertamento, in fatto, della disponibilità di un armamento, desumibile, ad esempio, dai fatti di sangue commessi dal gruppo criminale o dal contenuto delle intercettazioni. Non sussiste incompatibilità tra l'istituto della recidiva e quello della continuazione, con conseguente applicazione, sussistendone i presupposti normativi, di entrambi, in quanto il secondo non comporta l'ontologica unificazione dei diversi reati avvinti dal vincolo del medesimo disegno criminoso, ma è fondata su una mera "fictio iuris" a fini di temperamento del trattamento penale. Ai fini dell'applicazione della misura di sicurezza della libertà vigilata al condannato per il delitto di partecipazione ad associazione mafiosa, è necessario lo scrutinio circa l'effettiva pericolosità sociale del condannato, senza far ricorso ad alcuna forma di presunzione giuridica, ancorché qualificata come semplice. Il principio "tempus regit actum" si applica solo alla successione nel tempo delle leggi processuali e non anche al mutamento dell'interpretazione giurisprudenziale di queste ultime, sicché qualora si succedano, in sede di legittimità, interpretazioni difformi di norme processuali, il provvedimento assunto nell'osservanza di un orientamento in seguito non più condiviso non può considerarsi legittimo ed è corretta, invece, l'applicazione dell'orientamento adottato come "diritto vivente" dalle Sezioni Unite, anche quando il mutamento giurisprudenziale sia intervenuto nel corso del giudizio di rinvio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Presidente

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. TUDINO Alessandrina - Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - rel. Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 12/02/2020 della CORTE ASSISE APPELLO di PALERMO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. MATILDE BRANCACCIO;
udito il Sostituto Procuratore Generale Dr. GIORDANO LUIGI che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' dei ricorsi.
uditi i difensori delle parti civili: avvocato (OMISSIS), che chiede la conferma della sentenza impugn…

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