Cassazione penale Sez. V sentenza n. 25468 del 24 giugno 2011

ECLI:IT:CASS:2011:25468PEN

Massima

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Il diritto di critica nei confronti di pubblici ufficiali che svolgono funzioni istituzionali non può tradursi in attacchi alle loro qualità personali, ma deve limitarsi a contestazioni dialetticamente confutabili delle loro scelte e comportamenti, nel rispetto del dovere di tutela dell'interesse pubblico. L'attribuzione apodittica di mozioni e comportamenti personali incompatibili con i doveri d'ufficio, tali da ledere l'onore e la reputazione del pubblico ufficiale, integra il reato di diffamazione, non essendo giustificata dall'esercizio del diritto di critica. La qualità di persona offesa spetta anche al capo dell'ufficio pubblico, quando le espressioni diffamatorie, pur riferite in generale all'ufficio, concernano in realtà l'attività e la condotta dei singoli magistrati che vi operano, essendo questi indistintamente coinvolti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMATO ((omissis)) del 28/04/2 -

Dott. ROTELLA Mario rel. Consigliere SENTE -

Dott. SAVANI ((omissis)) N. 1 -

Dott. ZAZA ((omissis)) REGISTRO GENER -

Dott. DE MARCHI ALBENGO ((omissis)) N. 30347/2 -

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) FR. AN. MA. , N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 7064/2008 CORTE APPELLO di MILANO, del 09/04/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 28/04/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARIO ROTELLA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)), che ha concluso per inammissibilita' del ricorso;

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