Il tentativo di frode in commercio si configura quando l'agente, con atti idonei e diretti in modo non equivoco alla successiva commercializzazione, detiene prodotti di qualità diversa da quella dichiarata, destinati ad essere etichettati e rimessi sul mercato allo stato sfuso come prodotti di propria produzione, ma in realtà provenienti da altro caseificio. La circostanza che il materiale sequestrato si trovasse in un locale deposito refrigerato, inaccessibile alla clientela, non esclude la configurabilità del reato, in quanto tale modalità di conservazione può essere finalizzata a occultare l'effettiva provenienza e qualità della merce. La motivazione della sentenza di condanna non è manifestamente illogica quando ricostruisce in modo puntuale ed efficace la vicenda, confutando le specifiche doglianze della difesa in modo logico e convincente, senza incorrere in macroscopiche violazioni delle regole della logica giuridica.