Il giudice, nel valutare l'applicazione di una misura cautelare personale nei confronti di un minore imputato, deve considerare attentamente la personalità dello stesso, il suo stile di vita, il contesto familiare e sociale di provenienza, nonché la natura e le modalità di commissione del reato contestato, al fine di accertare l'effettiva sussistenza di un grave pericolo di reiterazione della condotta criminosa. Pur essendo necessario tenere in debita considerazione le peculiarità del processo penale minorile e gli istituti a tutela del minore, come la sospensione del processo e la messa alla prova, il giudice può ritenere giustificata l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere qualora ritenga che le altre misure meno afflittive risultino inidonee a scongiurare il pericolo di recidiva, in ragione della personalità del minore e del suo stile di vita, caratterizzato da una reiterata e progressiva attività delittuosa, nonché dall'appartenenza a un contesto familiare e sociale ritenuto inidoneo a garantire un adeguato percorso rieducativo. In tali casi, la valutazione del giudice, adeguatamente motivata, non può ritenersi illogica o in contrasto con i principi del processo penale minorile.