La revoca della patente di guida a seguito di condanna per reati in materia di stupefacenti non è più automatica, ma discrezionale, dovendo il Prefetto valutare la concreta e attuale pericolosità sociale del titolare, in base a criteri di ragionevolezza, proporzionalità e adeguata motivazione, tenendo conto della gravità dei fatti, della condotta successiva alla condanna, di eventuali nuove denunce, della situazione familiare e lavorativa, nonché delle modalità di utilizzo pregresso della patente. L'automatismo della revoca è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo dalla Corte Costituzionale, in quanto in contrasto con i principi di eguaglianza, proporzionalità e ragionevolezza, essendo la condanna riferibile a reati di diversa, anche lieve, entità e potenzialmente risalenti nel tempo rispetto alla data di definizione del giudizio. Pertanto, il Prefetto, nell'esercizio del proprio potere discrezionale, deve valutare la perdurante sussistenza dei requisiti morali per il mantenimento della patente, motivando adeguatamente il proprio provvedimento.