La falsa attestazione alla pubblica amministrazione circa la residenza o lo svolgimento di attività lavorativa di un cittadino extracomunitario, essendo presupposti di fatto per il rilascio del permesso di soggiorno, integra il reato di falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri (art. 495 c.p.) o il reato di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico (art. 479 c.p.), e non il reato di falso materiale commesso dal privato (art. 483 c.p.). Tuttavia, in assenza di specifica impugnazione, la qualificazione giuridica originaria del fatto può essere mantenuta, pur essendo il reato contestato meno grave di quello che sarebbe stato correttamente configurabile. I giudici di merito hanno il potere di valutare liberamente gli elementi di prova, come la paternità della sottoscrizione di una dichiarazione falsa, senza che tale valutazione possa essere censurata in sede di legittimità, salvo vizi logici o manifesta irragionevolezza. Allo stesso modo, le valutazioni relative alle dimensioni dell'appartamento e alla sua idoneità ad ospitare un certo numero di persone rientrano nell'ambito del libero convincimento dei giudici di merito e non sono sindacabili in Cassazione, se sorrette da adeguata motivazione.