Il possesso dei requisiti morali di cui all'art. 120 del Codice della Strada, prescritti per il conseguimento del titolo di abilitazione alla guida, costituisce un accertamento di natura vincolata e con vincolo posto nell'esclusivo interesse privato, la cui posizione giuridica va qualificata in termini di diritto soggettivo perfetto, di competenza del giudice ordinario e non del giudice amministrativo. Pertanto, il diniego di rilascio della patente di guida fondato sull'esistenza di una condanna per reati di cui agli artt. 73 e 74 del D.P.R. n. 309/1990 rientra nella giurisdizione del giudice ordinario, a prescindere dall'individuazione della concreta ragione ostativa fra quelle menzionate dal medesimo disposto normativo, non essendo mutata tale situazione a seguito della recente sentenza n. 22/2018 della Corte Costituzionale, la quale ha riguardato solo l'ipotesi di revoca della patente di guida e non anche quella di diniego del rilascio.