Il decreto con cui il tribunale dichiara l'inammissibilità della proposta di concordato preventivo, ai sensi dell'art. 162, comma 2, della legge fallimentare, senza emettere la consequenziale sentenza dichiarativa del fallimento del debitore, non ha carattere decisorio e non è pertanto soggetto a ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost., comma 7, in quanto tale provvedimento non decide nel contraddittorio tra le parti su diritti soggettivi, essendo emesso dal tribunale a prescindere da una controversia, anche solo potenziale, tra parti contrapposte, e all'esito di un procedimento che non prevede alcun contraddittorio, bensì la sola audizione del debitore. Analogamente, il decreto della corte di appello che si pronunci sull'eventuale reclamo, ai sensi dell'art. 26 l. fall., contro il decreto del tribunale recante la declaratoria di inammissibilità della procedura di concordato preventivo con riserva, non presenta il carattere della decisorietà e, pertanto, non è soggetto a ricorso straordinario per cassazione ex art. 111 Cost. Ciò in quanto, alla luce della consolidata giurisprudenza di legittimità, in mancanza nel provvedimento impugnato del carattere della decisorietà, il ricorso per cassazione ex art. 111 Cost. è inammissibile, ancorché sia contestata la lesione di situazioni aventi rilievo processuale, atteso che la pronuncia sull'osservanza delle norme che regolano il processo, disciplinando i presupposti, i modi e i tempi con i quali la domanda può essere portata all'esame del giudice, ha necessariamente la medesima natura dell'atto giurisdizionale cui il processo è preordinato e, pertanto, non può avere autonoma valenza di provvedimento decisorio e definitivo, se di tali caratteri quell'atto sia privo.