Il carattere di spontaneità delle dichiarazioni rese da persona sottoposta ad indagini alla polizia giudiziaria, ai sensi dell'art. 350, comma 7, c.p.p., non dipende dalla mera presentazione spontanea della persona, ma dalla effettiva assenza di sollecitazioni o domande da parte degli inquirenti, dovendo il giudice accertare in concreto, sulla base di tutti gli elementi a sua disposizione, se le dichiarazioni siano state liberamente e volontariamente rese dall'indagato, senza alcuna induzione da parte della polizia giudiziaria. Pertanto, le dichiarazioni che si risolvano sostanzialmente in risposte a domande degli inquirenti, anche se precedute da una presentazione spontanea dell'indagato, devono essere considerate come non spontanee e, dunque, inutilizzabili ai sensi degli artt. 63 e 64 c.p.p., in assenza della presenza del difensore. Il giudice ha l'obbligo di motivare adeguatamente tale valutazione, non potendo limitarsi a recepire la qualificazione attribuita dalla polizia giudiziaria alle dichiarazioni acquisite.