Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Nella fase cautelare, le dichiarazioni rese dalla persona offesa e riportate nelle annotazioni della polizia giudiziaria, anche in assenza della sottoscrizione del dichiarante e della redazione di un apposito verbale di sommarie informazioni, sono legittimamente utilizzabili dal giudice ai fini della valutazione della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, in conformità con l'orientamento giurisprudenziale consolidato. Il divieto di testimonianza indiretta degli appartenenti alla polizia giudiziaria stabilito dall'art. 195, comma 4, c.p.p. non trova applicazione in tale contesto, in quanto l'oggetto di valutazione sono le dichiarazioni della persona offesa e non le eventuali testimonianze indirette dei verbalizzanti. Inoltre, il giudice del riesame può legittimamente fondare la propria decisione sulla valutazione complessiva degli elementi probatori, senza che le censure del ricorrente volte a introdurre diversi apprezzamenti di merito siano ammissibili in sede di legittimità. Infine, i motivi di ricorso relativi a presunte violazioni di legge non dedotte nella richiesta di riesame sono inammissibili ai sensi dell'art. 606, comma 3, c.p.p.