Cassazione penale Sez. I sentenza n. 33327 del 9 settembre 2021

ECLI:IT:CASS:2021:33327PEN

Massima

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Il dolo del reato di tentato omicidio, in assenza di esplicite ammissioni da parte dell'imputato, deve essere desunto in via indiretta da elementi esterni, in particolare dalla non equivoca potenzialità offensiva della condotta posta in essere, da valutarsi in concreto con riferimento alla situazione esistente al momento del fatto e alle condizioni umanamente prevedibili. La mancata reiterazione dei colpi o il successivo pentimento dell'agente non sono di per sé elementi idonei ad escludere l'animus necandi, essendo rilevanti solo gli atti compiuti fino al momento in cui è stato sferrato il colpo ritenuto idoneo a cagionare la morte. Pertanto, la motivazione che, nel riqualificare il fatto, attribuisce decisiva valenza a comportamenti successivi dell'imputato, senza adeguato confronto con la volontà concretamente manifestata dalla condotta antecedente, non può sorreggere la decisione di escludere l'elemento soggettivo del tentato omicidio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CASA Filippo - Presidente

Dott. MANCUSO ((omissis)) - Consigliere

Dott. BINENTI Roberto - rel. Consigliere

Dott. TALERICO Palma - Consigliere

Dott. RENOLDI Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI ROMA;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 30/09/2019 della CORTE APPELLO di ROMA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal ((omissis));
lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale ((omissis)), che ha chiesto l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata;
lette le conclusioni del difensore de…

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