Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 32678 del 3 settembre 2010

ECLI:IT:CASS:2010:32678PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così sintetizzato: La connessione qualificata tra reati, ai fini della retrodatazione dei termini di custodia cautelare ex art. 297 comma 3 c.p.p., richiede che i reati oggetto delle diverse misure cautelari siano strettamente collegati tra loro sotto il profilo soggettivo e oggettivo, in modo da costituire un unico contesto criminale. Tale connessione non sussiste quando gli elementi indiziari posti a base della misura cautelare più recente non erano desumibili dagli atti all'epoca di adozione della prima misura e si sono delineati soltanto in un momento successivo. Inoltre, la consumazione dei reati oggetto della seconda misura che si protrae anche dopo l'emissione della prima ordinanza cautelare, costituisce di per sé ostacolo all'operatività della norma sulla retrodatazione dei termini di custodia. Il giudice, nel valutare la sussistenza dei presupposti per la retrodatazione, deve effettuare un'adeguata e logica motivazione, che tenga conto degli specifici elementi emersi nel caso concreto, senza poter essere superata da mere argomentazioni astratte e assertive.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AGRO' Antonio - Presidente

Dott. MILO Nicola - rel. Consigliere

Dott. IPPOLITO Francesco - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) DE. MA. AN. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 4628/2009 TRIB. LIBERTA' di NAPOLI, del 06/11/2009;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. NICOLA MILO;

lette/sentite le conclusioni del P.G. Dott. GERACI Vincenzo che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso;

udito il difensore avv. Colaleo lire (in sost. avv. Fucci U.) che ha chiesto l'accoglimento del ricorso.

FATTO E DIRITTO

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