Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 4990 del 4 febbraio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:4990PEN

Massima

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Il reato di calunnia si configura quando l'agente, pur essendo a conoscenza dell'innocenza della persona denunciata, presenta una denuncia-querela con l'intento di attribuirle falsamente un reato, al fine di conseguire un vantaggio o evitare un danno. In tal caso, la prova del dolo del reato di calunnia può desumersi anche da elementi oggettivi, come la documentazione relativa ai rapporti negoziali tra l'agente e la persona denunciata, che smentiscano l'assunto dell'agente circa l'appropriazione indebita da parte della persona denunciata. Pertanto, la Corte di Cassazione ritiene legittima la condanna per il reato di calunnia, laddove i giudici di merito abbiano adeguatamente motivato, sulla base di elementi probatori, la piena consapevolezza dell'agente circa l'innocenza della persona denunciata e l'intento calunnioso della denuncia, volta a fronteggiare una difficile situazione economica dell'azienda dell'agente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. AGRO' Antonio - Consigliere

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) FO. UM. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 26/09/2007 CORTE APPELLO di L'AQUILA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. SERPICO FRANCESCO;

udito il Procuratore Generale in persona del Dr. SELVAGGI E., che ha concluso per: Rigetto del ricorso;

Udito il difensore Avv. CARLONE G. che ha concluso per: Accogliersi il ricorso.

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