Il giudice di legittimità, nel valutare la motivazione della sentenza impugnata, deve verificare che essa sia effettiva, non manifestamente illogica, non intrinsecamente contraddittoria e non logicamente incompatibile con altri atti del processo. I motivi di ricorso per cassazione sono inammissibili quando difettano della necessaria correlazione con le ragioni poste a fondamento del provvedimento impugnato, limitandosi a reiterare argomentazioni già disattese dal giudice di merito senza confrontarsi specificamente con la motivazione della decisione censurata. Tuttavia, il ricorso della parte civile è fondato laddove la Corte di merito non ha adeguatamente valutato il convergente patrimonio conoscitivo costituito dalle plurime fonti dichiarative, confortate dal contenuto delle conversazioni intercettate, in relazione ai capi 2 e 2-bis dell'imputazione. In tali ipotesi, la motivazione appare omessa o manifestamente illogica, imponendo l'annullamento della sentenza impugnata. Parimenti, in relazione al capo 3, la sentenza deve essere annullata per violazione di legge e vizio di motivazione, avendo la Corte di merito erroneamente calcolato gli interessi moratori dovuti, senza tener conto dei parametri normativi vigenti all'epoca dei fatti. Il rinvio per nuovo giudizio deve essere disposto unitariamente al giudice penale, in applicazione del principio di economia processuale e di inibizione dei contrasti di giudicato, anche quando l'annullamento riguardi capi della sentenza cassati sia agli effetti penali che a quelli civili.