Il reato di pornografia minorile di cui all'art. 600-ter, comma 1, n. 1, c.p. è un reato di danno e non più di pericolo concreto, per cui non è necessario accertare il pericolo di diffusione del materiale pedopornografico prodotto. L'utilizzazione di un minore per la realizzazione di materiale pornografico compromette di per sé il bene giuridico tutelato, che è l'immagine, la dignità e il corretto sviluppo sessuale del minore, consumando l'offesa che il legislatore mira a prevenire. Tuttavia, qualora le immagini o i video abbiano per oggetto la vita privata sessuale nell'ambito di un rapporto caratterizzato da una libera scelta del minore ultraquattordicenne e siano destinati ad un uso strettamente privato, dovrà essere esclusa la ricorrenza della "utilizzazione" che costituisce il presupposto del reato. Inoltre, il giudice ha l'obbligo di motivare specificamente sull'applicazione o meno delle circostanze aggravanti contestate, con conseguente riduzione della pena in caso di esclusione delle stesse.