Cassazione penale Sez. V sentenza n. 25190 del 2 luglio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:25190PEN

Massima

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Il reato di stalking, pur essendo procedibile a querela della persona offesa, può essere perseguito d'ufficio quando risulta connesso a un delitto di lesioni di una certa gravità, in quanto la connessione tra i reati fa prevalere l'interesse pubblico alla repressione della condotta criminosa rispetto alla volontà della persona offesa di rimettere la querela. Tuttavia, la remissione di querela per il primo episodio di stalking non determina l'improcedibilità dell'azione penale per i successivi fatti, in quanto il giudice deve valutare autonomamente la sussistenza dei presupposti per l'applicazione della misura cautelare in relazione a ciascun episodio, senza essere vincolato dalla volontà della persona offesa di rimettere la querela per uno di essi. Pertanto, il giudice può mantenere la misura cautelare per i fatti successivi alla remissione di querela, pur annullandola per quelli precedenti, in quanto la connessione tra i reati di stalking e lesioni consente di procedere d'ufficio, indipendentemente dalla volontà della persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE ((omissis)) - Presidente

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. DE BERARDINIS Silva - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

PMT PRESSO TRIBUNALE DI TORINO;

nei confronti di:

1) DI. PI. NI. , N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 2597/2009 TRIB. LIBERTA' di TORINO, del 09/11/2009;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. DE BERARDINIS Silvana;

sentite le conclusioni del PG Dott. ((omissis)), che ha chiesto dichiararsi l'inammissibilita'.

RITENUTO IN FATTO

Con ordinanza …

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