Cassazione penale Sez. I sentenza n. 12895 del 20 marzo 2018

ECLI:IT:CASS:2018:12895PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La continuazione tra più reati, ai fini dell'applicazione del relativo istituto, richiede l'accertamento dell'unità del disegno criminoso, che sussiste quando i diversi reati siano espressione di un medesimo programma delinquenziale, caratterizzato da un'identità di finalità e di modalità esecutive, a prescindere da eventuali differenze temporali, territoriali o di ruolo del reo. Pertanto, il giudice dell'esecuzione non può escludere la continuazione tra reati sulla base di meri elementi formali, come la diversità di epoca, luogo o qualifica del soggetto agente, senza verificare concretamente se tali differenze siano effettivamente espressive di un disegno criminoso autonomo e distinto. Inoltre, l'erronea percezione, da parte del giudice, della natura e dell'ambito dei reati accertati in precedenti pronunce, inficia la motivazione del provvedimento che esclude la continuazione, rendendo necessario un nuovo esame della questione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI TOMASSI Mariastefania - Presidente

Dott. NOVIK Adet Toni - Consigliere

Dott. SIANI Vincenzo - rel. Consigliere

Dott. SARACENO Rosa Anna - Consigliere

Dott. BONI Monica - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del 01/12/2016 della CORTE APPELLO di REGGIO CALABRIA;
sentita la relazione svolta dal Consigliere Dott. SIANI VINCENZO;
lette le conclusioni del P.G. Dott. DI LEO Giovanni, che ha chiesto la declaratoria di inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con l'ordinanza in epigrafe, resa in data 1 - 6 dicembre 2016, la Corte di appello di Reggio Calabria ha accolto in parte l'istanza proposta …

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