Cassazione penale Sez. I sentenza n. 27692 del 24 giugno 2013

ECLI:IT:CASS:2013:27692PEN

Massima

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Il giudizio di pericolosità sociale ai fini dell'applicazione di misure di prevenzione personali può fondarsi su elementi di prova o indiziari desunti anche da processi penali non ancora conclusi, senza che sia necessario il rispetto dei requisiti di cui all'art. 192 c.p.p., essendo sufficiente l'accertamento di una concreta prossimità collaborativa dell'indiziato con ambienti malavitosi, a prescindere dalla prova della sua formale affiliazione a un'associazione di tipo mafioso. In tale contesto, le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, debitamente valutate e riscontrate, costituiscono elementi idonei a fondare il giudizio di pericolosità sociale, anche in assenza di una piena conferma da parte di altri collaboratori, atteso che il giudizio di prevenzione è autonomo rispetto a quello penale e non necessita della prova piena dell'appartenenza a un'organizzazione criminale, essendo sufficiente l'accertamento di condotte agevolative e di asservimento agli interessi del sodalizio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - rel. Consigliere

Dott. ROMBOLA' Marcello - Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - Consigliere

Dott. LA POSTA Lucia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso il decreto n. 4/2011 CORTE APPELLO di NAPOLI, del 10/05/2011;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. UMBERTO ZAMPETTI;

lette le conclusioni del PG Dott. Roberto Aniello, per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con decreto in data 10.05.2011 la Corte d'appello di Napoli rigettava il ricorso proposto da (OMISSIS) avverso il provvedimento di primo grado che aveva applicato nei s…

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