Il giudice che emette una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti, ai sensi dell'art. 444 c.p.p., è tenuto a dichiarare, ai sensi dell'art. 537 c.p.p., comma 1, l'accertata falsità di atti o documenti, indipendentemente dall'affermazione della responsabilità penale dell'imputato, in quanto tale dichiarazione si fonda esclusivamente sull'accertamento della non rispondenza al vero dell'atto o del documento, che può essere effettuato anche nel giudizio speciale di patteggiamento, pur nei limiti di una cognizione allo stato degli atti. Qualora il giudice ometta tale dichiarazione, la Corte di cassazione non può provvedere direttamente ad essa, ma deve rinviare gli atti al giudice dell'esecuzione, individuato nella medesima autorità giudiziaria che ha emesso la sentenza ex art. 444 c.p.p., affinché provveda alla declaratoria di falsità, in quanto tale provvedimento richiede una specifica motivazione, implicante valutazioni di merito a sostegno della ritenuta falsità, avverso il quale è riconosciuto alle parti il diritto di proporre impugnazione.