Il comportamento imprudente e negligente dell'imputato, anche se non direttamente finalizzato alla realizzazione del reato, può comunque integrare una condotta colposa idonea a creare una situazione di allarme sociale e di doveroso intervento dell'autorità giudiziaria, tale da escludere il diritto all'equa riparazione per ingiusta detenzione. Pertanto, il giudice della riparazione deve valutare autonomamente, sulla base di un giudizio ex ante, se la condotta dell'imputato, pur non essendo penalmente rilevante, abbia comunque contribuito in modo causale o concausale alla privazione della libertà personale, anche attraverso dichiarazioni mendaci o frequentazioni ambigue con soggetti coinvolti in attività illecite. Tale valutazione deve prescindere dall'esito del giudizio penale di merito e deve essere effettuata alla luce delle regole di esperienza comunemente accettate, al fine di accertare se il comportamento dell'imputato abbia ingenerato una falsa apparenza di reato, idonea a giustificare l'adozione di una misura cautelare, poi rivelatasi ingiusta.