Cassazione penale Sez. I sentenza n. 46868 del 9 dicembre 2009

ECLI:IT:CASS:2009:46868PEN

Massima

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La capacità di intendere e di volere dell'imputato al momento del fatto deve essere valutata dal giudice sulla base di una complessiva e approfondita disamina della personalità del soggetto, dei suoi tratti caratteriali e delle circostanze concrete del reato, senza limitarsi a riscontrare la mera presenza di disturbi mentali o di personalità. Anche in presenza di tali disturbi, il giudice è tenuto a verificare se essi abbiano effettivamente inciso sulla capacità di comprendere la realtà e di autodeterminarsi, impedendo all'imputato di agire in modo consapevole e volontario. Pertanto, il mero rilievo di tratti peculiari della personalità, in assenza di una concreta e rilevante compromissione delle facoltà mentali, non è sufficiente a escludere la capacità di intendere e di volere. Inoltre, il giudice può legittimamente ritenere prevalenti le aggravanti rispetto alle attenuanti generiche, anche in presenza di una pregressa condanna, qualora la gravità del fatto e la personalità dell'imputato lo giustifichino, sulla base di una adeguata e logica motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SILVESTRI Giovanni - Presidente

Dott. ROMBOLA' Marcello - rel. Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) VR. GI. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 1962/2008 CORTE APPELLO di CATANZARO, del 21/04/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 28/10/2009 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ROMBOLA' MARCELLO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. MARTUSCIELLO Vittorio, che ha concluso per il rigetto del ricorso.

FATTO E DIRITTO

Con sentenza 21/4/09 …

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