La parte civile, a seguito dell'entrata in vigore della Legge n. 46 del 2006, può proporre autonomamente appello avverso la sentenza di assoluzione pronunciata dal giudice di pace, senza alcuna limitazione, al fine di ottenere la riforma della decisione sfavorevole ai propri interessi civili. Il gravame della parte civile, fondato sulla dedotta manifesta illogicità della motivazione in ordine alla valutazione delle prove, deve essere qualificato come appello e trasmesso al giudice di secondo grado competente, in quanto rientrante nell'ambito di operatività dell'art. 606, comma 1, lett. e), c.p.p., che consente la critica della motivazione della sentenza. La soppressione dell'inciso "con il mezzo previsto per il pubblico ministero" nell'art. 576 c.p.p. ha determinato il venir meno del vincolo di collegamento tra la potestà di impugnazione del pubblico ministero e quella della parte civile, consentendo a quest'ultima di proporre autonomamente gravame, senza alcuna restrizione, ai soli effetti civili, contro la sentenza che le è sfavorevole, sia nel giudizio ordinario sia nel procedimento di pace.