Il legislatore provinciale, nell'esercizio della propria competenza primaria in materia di urbanistica e tutela del territorio, può legittimamente prevedere limitazioni all'insediamento di attività commerciali al dettaglio nelle zone produttive, al fine di perseguire obiettivi di tutela dell'ambiente urbano, della salute, dei lavoratori e dei beni culturali, nel rispetto dei principi di proporzionalità e non discriminazione. Tali limitazioni, pur incidendo sulla libertà di stabilimento sancita dall'art. 49 TFUE, sono ammissibili in quanto rispondenti a motivi imperativi di interesse generale, come chiarito dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea. La previsione di un termine ordinatorio per l'emanazione di direttive provinciali volte a disciplinare i criteri di insediamento delle attività commerciali nelle zone produttive non determina l'inefficacia della disciplina transitoria, ma comporta solo il ritorno del potere decisionale ai comuni, senza incidere sulla legittimità costituzionale della normativa. Il mancato perfezionamento del silenzio-assenso sulla domanda di concessione edilizia per il cambio di destinazione d'uso in zona produttiva è giustificato dalla persistente vigenza del divieto legislativo, che preclude il rilascio del titolo edilizio richiesto.