Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 52391 del 17 dicembre 2014

ECLI:IT:CASS:2014:52391PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che si appropria indebitamente di denaro o altri beni di cui ha il possesso in ragione del proprio ufficio, commette il reato di peculato, anche qualora la somma sottratta sia di modesta entità. La falsa attestazione nel rapporto di servizio circa il rinvenimento e il contenuto del bene appropriato integra un ulteriore reato di falso in atto pubblico, diretto a occultare la condotta illecita. La responsabilità penale del pubblico ufficiale si desume dalle dichiarazioni dei soggetti che hanno consegnato il bene, dal confronto con le sue stesse ammissioni e dalla falsità del rapporto di servizio, senza che sia necessario l'espletamento di una perizia calligrafica per accertarne la paternità, ove vi siano altri elementi probatori sufficienti. La tenuità del danno patrimoniale arrecato alla persona offesa non costituisce circostanza attenuante, in considerazione della gravità del reato di peculato commesso dal pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. CONTI Giovanni - rel. Consigliere

Dott. LEO Guglielmo - Consigliere

Dott. MOGINI Stefano - Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 11/01/2013 della Corte di appello di Milano;

visti gli atti, la sentenza denunziata e il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Giovanni Conti;

udito il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale dott. D'AMBROSIO Vito che ha concluso per il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con la sentenza in epigrafe, la Corte di appello di Milano, in riforma della sent…

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