Il contratto di appalto pubblico, una volta concluso, può essere oggetto di revisione del prezzo durante la sua esecuzione al fine di mantenere l'equilibrio tra le prestazioni, così come determinato dalle parti al momento della conclusione del contratto. Tale rimedio contrattuale, che trova il suo fondamento nella clausola rebus sic stantibus, postula tuttavia la validità del contratto stesso. Pertanto, qualora il contratto di appalto pubblico sia stato prorogato tacitamente oltre la sua scadenza originaria, in violazione del divieto di rinnovo tacito previsto dall'art. 57, comma 7, del d.lgs. n. 163/2006, tale proroga è affetta da nullità, la quale può essere rilevata d'ufficio dal giudice in ogni stato e grado del giudizio, ai sensi dell'art. 1421 c.c. In tal caso, la domanda di revisione del prezzo relativa al periodo successivo alla scadenza originaria del contratto non può essere accolta, in quanto fondata sulla validità della proroga tacita, elemento costitutivo della pretesa. Ciò anche in assenza di un'espressa pronuncia sulla validità del contratto da parte del giudice di primo grado, non essendo sufficiente a precludere il rilievo officioso della nullità una pronuncia che si sia limitata a respingere la domanda di revisione del prezzo senza affrontare la questione della validità del rapporto contrattuale.