Il reato di rapina si configura quando l'agente, mediante minaccia o violenza, costringe la vittima a consegnare una cosa mobile altrui, a prescindere dall'uso effettivo di un'arma, essendo sufficiente qualsiasi condotta idonea a rappresentare il pericolo e a impedire la libera determinazione della volontà della persona offesa. Ai fini dell'applicazione dell'attenuante del risarcimento del danno di cui all'art. 62 n. 6 c.p., è necessario che il colpevole abbia provveduto, prima del giudizio, alla riparazione integrale del danno, sia patrimoniale che non patrimoniale, attraverso un risarcimento volontario, effettivo e non meramente parziale. La circostanza attenuante della provocazione di cui all'art. 62 n. 2 c.p. non ricorre quando la sproporzione tra il fatto ingiusto altrui e il reato commesso è talmente grave da escludere lo stato d'ira o il nesso causale, essendo invece richiesta una reazione immediata e proporzionata alla condotta provocatoria della vittima, la quale non può costituire un mero pretesto per dare sfogo a prepotenza e aggressività dell'agente.