Cassazione penale Sez. II sentenza n. 24939 del 6 giugno 2013

ECLI:IT:CASS:2013:24939PEN

Massima

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Il giudice di legittimità, nell'esercizio del controllo di legalità sulla sentenza impugnata, non può sostituire la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta dal giudice di merito, il quale gode di un potere discrezionale nella ricostruzione e apprezzamento dei fatti, purché la motivazione sia logica e coerente. Pertanto, il vizio di motivazione, denunciato dal ricorrente, non è configurabile laddove la sentenza abbia adeguatamente illustrato le ragioni poste a fondamento della decisione, senza che la Corte di cassazione possa sindacare nel merito le valutazioni effettuate dal giudice di appello. Inoltre, l'obbligo di motivazione in ordine alla determinazione della pena si attenua quanto più la pena concretamente irrogata si avvicina al minimo edittale, come nel caso di specie. Infine, l'inammissibilità del ricorso, per qualsiasi causa, determina l'inapplicabilità della prescrizione intervenuta successivamente alla pronuncia del giudice di appello.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETTI Ciro - Presidente

Dott. IANNELLI Enzo - Consigliere

Dott. FIANDANESE Franco - Consigliere

Dott. PRESTIPINO Antonio - Consigliere

Dott. CARRELLI P.d.M. Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS), e di (OMISSIS), nata a (OMISSIS);

avverso la sentenza della Corte di Appello di Palermo, in data 26 giugno 2012, di parziale riforma della sentenza del Tribunale di Palermo, in data 10 giugno 2011;

Visti gli atti, la sentenza denunziata e il ricorso;

Udita in pubblica udienza la relazione svolta dal consigliere Dott. FIANDANESE Franco;

Udito il pubblico ministero in persona del sostituto procuratore generale Dott. ((omissis)), che ha co…

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