Il potere dei Comuni di imporre limitazioni orarie al funzionamento degli apparecchi per il gioco lecito, quale strumento di lotta al fenomeno della ludopatia, trova fondamento nell'art. 50, comma 7, del D.Lgs. n. 267/2000 e nella giurisprudenza costituzionale e amministrativa, che riconoscono ai Comuni la facoltà di adottare interventi limitativi nella regolamentazione delle attività di gioco, dettati da esigenze di tutela della salute pubblica e del benessere socio-economico dei cittadini. Tale potere comunale non è limitato dal contenuto dell'Intesa raggiunta in sede di Conferenza Unificata il 7 settembre 2017, la quale, pur rappresentando un atto di indirizzo e coordinamento, non ha carattere cogente, né è stata "legificata" dalla legge regionale n. 38 del 2019 del Veneto, che, al contrario, nell'ambito del principio di leale collaborazione e sussidiarietà, riconosce ai Comuni la facoltà di adottare ulteriori fasce orarie di chiusura rispetto a quelle minime individuate a livello regionale, in relazione alle specifiche esigenze del territorio di competenza e al fine di prevenire, contrastare e ridurre il fenomeno del gioco d'azzardo patologico.