Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 18494 del 4 maggio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:18494PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che si appropria di denaro pubblico di cui ha la disponibilità giuridica, anche se non la materiale disponibilità, commette il reato di peculato e non quello di truffa, anche quando pone in essere condotte fraudolente per occultare l'illecita appropriazione, in quanto tali condotte non sono finalizzate al conseguimento del possesso del denaro, ma solo all'elusione dei successivi controlli. Pertanto, il sequestro preventivo per equivalente del profitto del reato di peculato è possibile solo se il fatto è successivo all'entrata in vigore della legge n. 190 del 2012, non essendo altrimenti applicabile l'art. 322-ter c.p. vigente ratione temporis. La nozione di possesso di denaro pubblico rilevante ai fini del peculato comprende non solo la disponibilità materiale, ma anche la disponibilità giuridica, essendo sufficiente che l'agente, in ragione delle sue funzioni, possa disporre del denaro mediante atti di sua competenza o in base a prassi e consuetudini invalse nell'ufficio. Inoltre, il presidente di un gruppo consiliare regionale dispone per ragioni del suo ufficio del denaro comunque elargito al gruppo consiliare, sia che l'elargizione riguardi funzioni pubbliche, sia che riguardi funzioni politiche. Pertanto, la ricostruzione dei fatti deve essere attentamente vagliata, anche con riferimento all'elemento psicologico dei reati contestati, al fine di verificare la correttezza della sussunzione delle condotte nelle fattispecie di peculato o di truffa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MILO Nicola - Presidente

Dott. MOGINI S. - rel. Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluig - Consigliere

Dott. BASSI Alessand - Consigliere

Dott. PATERNO' RADDUSA Benedett - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS);

avverso l'ordinanza del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria in data 5 aprile 2014;

visti gli atti, l'ordinanza e il ricorso;

udita la relazione del consigliere Stefano Mogini;

udito il sostituto procuratore generale Giuseppina Fodaroni, che ha chiesto l'annullamento con rinvio dell'ordinanza impugnata;

udito l'avv. (OMISSIS), che ha insistito per l'accoglimento del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

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