La confisca per equivalente prevista dall'art. 322-ter c.p. si applica ai reati tributari di cui al d.lgs. n. 74/2000, consentendo il sequestro preventivo di beni per un valore corrispondente non solo al prezzo, ma anche al profitto del reato. Tale interpretazione, avallata dalla giurisprudenza consolidata delle Sezioni Unite e della Corte di Cassazione, si fonda sul tenore letterale della Legge n. 244/2007, art. 1, comma 143, che richiama integralmente l'art. 322-ter c.p. senza alcuna limitazione, estendendo così l'istituto della confisca per equivalente anche al profitto dei reati tributari. La Corte ha inoltre ritenuto manifestamente infondata l'eccezione di incostituzionalità sollevata in relazione all'asserita indeterminatezza della norma, in quanto il rinvio all'art. 322-ter c.p. consente di individuare in modo sufficientemente tassativo l'ambito applicativo della confisca per equivalente, che non contrasta con i principi di determinatezza e tassatività sanciti dall'art. 25, comma 2, Cost. La confisca per equivalente, pertanto, rappresenta uno strumento efficace per aggredire i profitti illecitamente conseguiti attraverso la commissione di reati fiscali, senza che ciò comporti una duplicazione sanzionatoria in caso di sanatoria della posizione debitoria con l'Amministrazione finanziaria.