L'amministratore di condominio è legittimato passivamente nel giudizio di impugnazione di una delibera assembleare, in quanto, nell'ambito del compito di esecuzione delle deliberazioni assembleari affidatogli dall'art. 1130 c.c., n. 1, è implicitamente ricompreso quello di difenderne la validità in relazione alla regolarità delle assemblee in cui furono adottate. Pertanto, per resistere in tale giudizio, l'amministratore non necessita di specifica autorizzazione o mandato dell'assemblea, in quanto la sua legittimazione è autonoma ed incondizionata, ai sensi dell'art. 1131, commi 2 e 3, c.c. La mancanza di valida procura dell'amministratore costituito in giudizio rileva unicamente ove abbia recato pregiudizio all'appellante, ad esempio per la condanna alle spese che quest'ultimo non avrebbe subito se l'amministratore, sprovvisto di valida costituzione, non avesse partecipato al giudizio di gravame. Inoltre, il giudice di merito non è tenuto a pronunciarsi specificamente su ogni singola doglianza proposta dall'appellante, essendo sufficiente che la motivazione della sentenza consenta di comprendere le ragioni del decisum in relazione alle questioni rilevanti ai fini della decisione.