Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 3346 del 26 gennaio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:3346PEN

Massima

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Il reato di resistenza a pubblico ufficiale si configura quando la condotta dell'imputato, consistente nell'espressione di frasi offensive e in un atteggiamento minaccioso nei confronti degli operanti, risulti in concreto idonea a ostacolare o ritardare l'esercizio delle loro funzioni, essendo sufficiente che vi sia un nesso di causalità tra la condotta e gli atti d'ufficio posti in essere dai pubblici ufficiali, senza che sia necessario l'uso di violenza fisica. Tuttavia, il giudice dell'impugnazione ha l'obbligo di pronunciarsi anche sulla misura della pena e sull'eventuale riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, qualora tali profili siano stati specificamente dedotti dall'imputato nell'atto di appello, non potendo ometterne la valutazione senza incorrere in un vizio di carenza assoluta di motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Presidente

Dott. MOGINI Stefano - Consigliere

Dott. VILLONI Orlando - rel. Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - Consigliere

Dott. SCALIA Laura - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), n. (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 894/14 della Corte d'Appello di L'Aquila del 12/03/2014;
esaminati gli atti e letti il ricorso ed il provvedimento decisorio impugnato;
udita in camera di consiglio la relazione del consigliere, Dott. VILLONI Orlando;
sentito il pubblico ministero in persona del sostituto P.G., Dott. IACOVIELLO M. F., che ha concluso per l'annullamento con rinvio.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza impugnata, la Corte d'Appello di L'Aq…

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