Cassazione penale Sez. V sentenza n. 28722 del 6 luglio 2015

ECLI:IT:CASS:2015:28722PEN

Massima

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Il falso in atto pubblico commesso da un privato concorrente con pubblici ufficiali, in relazione a verbali di visita medica collegiale per l'accertamento dell'invalidità civile, integra il reato di cui all'art. 476, comma 2, c.p. e non richiede la querela di falso quale condizione di procedibilità, essendo sufficiente che l'imputato sia posto nelle condizioni di espletare pienamente la propria difesa sugli elementi di fatto che integrano l'aggravante. La prova della falsità del verbale può essere desunta da controlli incrociati sulla sua regolare formazione, mentre il concorso del privato può essere desunto dalla sua qualità di unico beneficiario del falso, in assenza di prospettazioni alternative. Il reato di tentata truffa, connesso al falso, è correttamente dichiarato prescritto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - rel. Presidente

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. LIGNOLA Ferdinando - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nata a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 30/06/2014 della Corte d'Appello di Palermo;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ZAZA Carlo;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. SELVAGGI Eugenio, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

Con la sentenza impugnata veniva confermata la sentenza del…

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