Il reato di falsificazione di un atto pubblico, quale la carta di circolazione, si configura quando il privato commette la falsità materiale sul documento, ai sensi degli artt. 482 e 476 c.p., comma 1. Colui che fa uso della carta di circolazione falsificata, senza essere incorso nella falsità, è responsabile del reato di uso di atto falso di cui all'art. 489 c.p., in relazione agli artt. 482 e 476 c.p., comma 1, reato perseguibile d'ufficio. Pertanto, la mera disponibilità del veicolo da parte dell'imputato non è sufficiente a integrare il dolo della falsificazione, essendo necessario accertare l'effettiva consapevolezza e volontà di compiere la falsità materiale sul documento. La sentenza di condanna deve essere adeguatamente motivata in ordine all'elemento soggettivo del reato, non potendo basarsi su mere presunzioni o sull'evidenza della falsità, senza considerare le eventuali prove a discolpa fornite dall'imputato.