Il reato di truffa aggravata si configura quando l'agente, mediante artifici e raggiri, induce in errore la persona offesa facendole credere falsamente di poter conseguire un vantaggio patrimoniale, cagionandole così un danno ingiusto. Il danno patrimoniale subito dalla persona offesa costituisce l'ingiusto profitto conseguito dall'autore del reato, il quale è tenuto a risarcirlo, anche in via provvisionale, fermo restando il rinvio al giudice civile per la liquidazione definitiva del pregiudizio economico. L'imputato che, senza aver rinunciato alla prescrizione, proponga ricorso per cassazione avverso la sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione, è tenuto a dedurre specifici motivi a sostegno della ravvisabilità in atti, in modo evidente e non contestabile, di elementi idonei ad escludere la sussistenza del fatto, la commissione del medesimo da parte sua e la configurabilità dell'elemento soggettivo del reato, affinché possa immediatamente pronunciarsi sentenza di assoluzione, ai sensi dell'art. 129, comma 2, c.p.p. In difetto di tali specifici motivi, il ricorso è dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza.