Cassazione civile Sez. III sentenza n. 8365 del 8 aprile 2010

ECLI:IT:CASS:2010:8365CIV

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Il mero utilizzo di un linguaggio polemico e colorito, anche con espressioni metaforiche, nell'ambito di animate discussioni assembleari, non integra di per sé il reato di ingiuria, salvo che non emergano specifiche espressioni offensive e ingiuriose, la cui idoneità a ledere l'altrui reputazione deve essere valutata in concreto, tenendo conto del contesto in cui sono state pronunciate e del loro significato complessivo. Spetta al giudice di merito accertare, sulla base delle risultanze istruttorie, se le espressioni utilizzate abbiano effettivamente superato i limiti della continenza verbale, configurando un'offesa ingiuriosa alla reputazione della persona, con conseguente diritto al risarcimento del danno morale. Tale valutazione, se congruamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità, salvo vizi logici o contraddittorietà manifeste.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PREDEN Roberto - Presidente

Dott. AMATUCCI Alfonso - Consigliere

Dott. SPAGNA MUSSO Bruno - Consigliere

Dott. FRASCA Raffaele - rel. Consigliere

Dott. D'AMICO Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

AM. EU. (OMESSO), elettivamente domiciliato in ROMA, VIA F. DI SAVOIA 3, presso lo studio dell'avvocato DI LORETO MARIA GLORIA, rappresentato e difeso dall'avvocato ASSIRELLI GIANDOMENICO giusta delega in calce al ricorso;

- ricorrente -

contro

GI. GI. (OMESSO), elettivamente domiciliato in ROMA, VIA FEDERICO CONFALONIERI 5, presso lo studio dell'avvocato DI MA…

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