Cassazione penale Sez. II sentenza n. 16397 del 11 aprile 2013

ECLI:IT:CASS:2013:16397PEN

Massima

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Il comportamento minaccioso e intimidatorio, anche se non esplicitamente formulato in forma di minaccia, può integrare il reato di estorsione qualora sia idoneo a incutere timore e a coartare la volontà della vittima, in relazione alle circostanze concrete, alla personalità dell'agente, alle condizioni soggettive della persona offesa e all'ambiente in cui si svolge la condotta. Ai fini della configurabilità del reato di estorsione, è sufficiente che la condotta dell'agente sia diretta a procurarsi un ingiusto profitto, anche se non accompagnata da un'esplicita richiesta, purché sia idonea a privare la vittima di un bene di sua proprietà o nella sua disponibilità. La valutazione della sussistenza degli elementi costitutivi del reato di estorsione, in particolare della minaccia e dell'ingiusto profitto, è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito, la cui decisione è incensurabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CASUCCI Giulian - Presidente

Dott. GENTILE Domenic - Consigliere

Dott. DAVIGO P. - Consigliere

Dott. VERGA Giovann - Consigliere

Dott. CARRELLI PALOMBI Roberto - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza della Corte d'appello di Lecce, sezione 1 penale, in data 13.6.2012;

Sentita la relazione della causa fatta dal consigliere Piercamillo Davigo;

Udita la requisitoria del sostituto procuratore generale, dott. Oscar Cedrangolo, il quale ha concluso chiedendo che la sentenza impugnata sia annullata con rinvio;

Udito il difensore Avv. (OMISSIS) in sostituzione dell'Avv. (OMISSIS), che ha concluso per l'accoglim…

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