Il Comune, nell'esercizio della propria potestà pianificatoria in materia commerciale, può legittimamente introdurre limitazioni all'insediamento di nuove attività commerciali, anche di grandi dimensioni, al fine di tutelare l'ambiente urbano e, in particolare, il centro storico cittadino e la rete del piccolo commercio di vicinato, ritenuti essenziali per preservare la vivibilità, la qualità delle relazioni sociali e l'attrattività turistica di tale ambito territoriale. Tali limitazioni, purché motivate, proporzionate e ragionevoli, non contrastano con i principi di liberalizzazione delle attività economiche, in quanto rientrano tra le deroghe ammesse dalla normativa nazionale ed europea per la tutela di interessi pubblici preminenti, quali la salvaguardia dell'ambiente urbano. Il Comune può pertanto escludere il riconoscimento di nuove localizzazioni commerciali urbano-periferiche non addensate (L2), salva la possibilità di valutare proposte innovative che non si pongano in concorrenza con il piccolo commercio di vicinato e siano invece funzionali ad attrarre una utenza extraterritoriale, contribuendo così al rilancio dell'immagine e dell'attrattività della città nel suo complesso. Il procedimento di verifica e condivisione "a tappe" di tali proposte innovative, caratterizzato dalla compresenza di valutazioni tecniche e politiche, non integra un illegittimo aggravamento rispetto all'ordinario iter autorizzatorio, in quanto finalizzato ad accertare la sussistenza delle condizioni preliminari di compatibilità con la deroga ammessa. Inoltre, la sottoscrizione congiunta di atti di natura mista, gestionale e politica, da parte del dirigente competente e dell'assessore, non determina un vizio di incompetenza, atteso che il dirigente, apponendo il proprio visto, ha fatto proprio il contenuto degli atti.