La richiesta di esclusione di fondi rustici dalla gestione programmata della caccia, ai sensi dell'art. 15 della legge n. 157/1992 e dell'art. 25 della L.R. Toscana n. 3/1994, deve essere accolta quando non ostacoli l'attuazione della pianificazione faunistico-venatoria provinciale, anche qualora l'attività venatoria sia in contrasto con l'esigenza di salvaguardia di colture agricole specializzate, di produzioni agricole condotte con sistemi sperimentali o a fine di ricerca scientifica, ovvero quando sia motivo di danno o di disturbo ad attività di rilevante interesse economico, sociale o ambientale. L'Amministrazione provinciale non può negare l'esclusione dalla caccia programmata sulla base della sola finalità di tutela delle colture agricole, senza valutare la possibilità di perseguire tale obiettivo attraverso gli specifici strumenti di contenimento numerico della fauna selvatica previsti dalla legge, come gli interventi di cui agli artt. 19 della legge n. 157/1992 e 37 della L.R. n. 3/1994. La mancata considerazione di tali alternative e la conseguente motivazione incentrata unicamente sull'esigenza di esercitare l'attività venatoria determina l'illegittimità del provvedimento di diniego della richiesta di esclusione dalla caccia programmata.