Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Toscana, nell'esaminare il ricorso avverso l'autorizzazione all'installazione e all'esercizio di un nuovo impianto di distribuzione carburanti, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. La legittimazione ad impugnare i titoli edilizi presuppone la sussistenza di uno stabile collegamento territoriale tra il ricorrente e l'area soggetta all'intervento di trasformazione autorizzata, nonché l'esistenza di un'oggettiva e reciproca interferenza concorrenziale tra le attività economiche svolte dai ricorrenti e quelle autorizzate. Tali requisiti sono soddisfatti quando i due impianti di distribuzione carburanti si trovano a breve distanza l'uno dall'altro e attingono sostanzialmente al medesimo bacino di utenza. 2. Ai fini del calcolo della superficie coperta massima consentita per i nuovi impianti di distribuzione carburanti, devono essere computate tutte le superfici coperte rappresentate nel progetto, incluse quelle relative agli impianti tecnologici, in quanto costituenti parte integrante dell'unico impianto di distribuzione carburanti cui fa riferimento la normativa urbanistica. Il limite di altezza massima di 7 metri previsto dalla disciplina urbanistica si applica anche agli impianti tecnologici, salvo che non ricorrano i presupposti per una deroga espressamente prevista. 3. L'autorizzazione all'apertura degli accessi carrabili a servizio dell'impianto di distribuzione carburanti costituisce uno dei presupposti essenziali per la realizzazione, l'apertura e la messa in servizio dell'impianto stesso, la cui mancata acquisizione preventiva integra un vizio di carente istruttoria e di violazione dei principi di efficienza e di economia procedimentale. 4. L'autorizzazione unica ambientale è illegittima nella parte in cui non prevede un numero adeguato di servizi igienici, in considerazione della destinazione dell'impianto di distribuzione carburanti a servire anche l'utenza della clientela, oltre agli addetti.