Il reato di sfruttamento del lavoro di cui all'art. 603-bis, comma 1, n. 2 c.p. si configura quando il datore di lavoro, anche mediante attività di intermediazione illecita, sottopone i lavoratori a condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno. Lo sfruttamento può emergere da una pluralità di indici, quali la reiterata corresponsione di retribuzioni palesemente difformi dai contratti collettivi, la violazione della normativa sull'orario di lavoro e sui periodi di riposo, l'inosservanza delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro, nonché la sottoposizione dei lavoratori a condizioni di lavoro, metodi di sorveglianza o situazioni alloggiative degradanti. L'approfittamento dello stato di bisogno si configura quando il lavoratore versa in una situazione di grave difficoltà, anche temporanea, che limita la sua volontà e lo induce ad accettare condizioni particolarmente svantaggiose. Ai fini della sussistenza del reato, è necessaria la compresenza di entrambi gli elementi dello sfruttamento e dell'approfittamento dello stato di bisogno, che devono essere valutati alla luce del complessivo quadro indiziario, senza limitarsi ai soli passaggi argomentativi dell'ordinanza genetica della misura cautelare. Il giudice del riesame, pertanto, è tenuto a un esame complessivo degli elementi di prova, anche diversi da quelli considerati dal giudice di prime cure, al fine di verificare la ricorrenza degli indici di sfruttamento e di approfittamento dello stato di bisogno.